Hackney Zombies

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L’altro giorno sono stato in un cinema di Londra, vicino al nuovo villaggio olimpico, a vedere un film che si chiama “Cockneys vs Zombies”. Il film è una parodia di un horror movie ambientato nei quartieri popolari dell’est di Londra, chiamati anche East End, dove si parla l’accento cockney. Un’idea molto buffa. Come se qualcuno ambientasse un film nel quartiere di San Frediano a Firenze e lo chiamasse “san fredianini vs Zombies”. Chissà che botte.

La zona est di Londra è dove sono sorte le fabbriche durante la rivoluzione industriale, vicino alle banchine portuali su cui arrivavano le mercanzie da tutto il mondo. La gente dell’East End, ha costituito la manovalanza del sottoproletariato industriale descritto da Charles Dickens, oltre che i ranghi dell’esercito di sua maestà, combattendo in ogni angolo del mondo per la gloria dell’Impero.

Nel film i personaggi sono abitanti dell’est di Londra che si arrangiano a sopravvivere più o meno onestamente in quartieri sporchi, degradati e grigi. Poi, come suggerisce il titolo, arrivano gli zombie ma, specialmente per le vecchie generazioni, non è questo il problema principale, ci vuole ben altro per impressionarli.

Mentre guardo il film, circondato da east londoners che a giudicare dagli incitamenti e dalle risate, sembrano identificarsi perfettamente con lo spirito dei personaggi, scopro che il film tratta temi sociali e politici, fondamentali per la storia della città.

Qualcosa altro, infatti, sta arrivando a turbare la vita degli abitanti dell’East End insieme ad i morti viventi. Cosa ci può essere di peggio? L’edilizia popolare. I protagonisti vengono sfrattati dalle loro case per costruire moderni palazzi. I vecchietti nel film sono rassegnati e inermi difronte all’ennesima ingiustizia. E in effetti, nella realtà, le cose vanno in maniera simile.

E’ una storia che si ripete, l’East End è stato ricostruito in continuazione nel corso degli anni. Dai tentativi di bonifica dell’età vittoriana, ai bombardamenti a tappeto della Luftwaffe, alle ricostruzioni post belliche, quelle zone sono state un esperimento edilizio continuo. Svariate riqualificazioni sono state portate avanti nel nome del razionalismo e del progresso, che vuol dire soldi per qualcuno.

Via via che nuove aree dell’East End venivano riqualificate, nuovi londinesi con maggiori disponibilità economiche vi si trasferivano. Gli abitanti dell’est di Londra hanno imparato da molto tempo a non fidarsi delle riqualificazioni che, anzi, per loro hanno sempre significato doversi trasferire ancora più a est perché le case popolari venivano demolite per fare spazio a moderni palazzi o perché il prezzo degli affitti cresceva, obbligandoli a spostarsi.

Da qualche anno, con la costruzione del villaggio Olimpico, lo sviluppo urbano nell’est di Londra è ricominciato a pieno ritmo. Per l’ennesima volta è stato presentato come la grande occasione di rilancio per i quartieri degradati dell’est e un’operazione di riqualificazione sociale a favore degli abitanti della zona. Alla gente di quei quartieri erano state fatte tante promesse e si erano create delle aspettative di miglioramento in termini di qualità della vita e sicurezza.

Bisogna riconoscere che sono stati fatti grossi investimenti, soprattutto in infrastrutture di trasporto pubblico, e zone più vicine al centro, come Dalston o Hoxton, sono ormai dominio della classe media cittadina.

Strade che fino a cinque anni fa erano considerate pericolose, o per lo meno degradate e prive di attrazioni, oggi sono solcate da Hypters in bicicletta e a ogni angolo spuntano gallerie d’arte, clubs, caffetterie e negozi di design, mentre i graffiti di Banksy ormai sono pezzi da museo con tanto di turisti giapponesi a fotografarli.

Ma, ancora una volta, a spese di chi? Basta leggere i giornali per scoprire continue proteste, sit-in e storie come quella della comunità del Carpenter Estate, un palazzo popolare di fronte al villaggio olimpico che, senza preavviso, hanno deciso di demolire per far posto a nuovi progetti.

Ma torniamo al film: nella scena iniziale una ruspa sta scavando per costruire l’ennesimo palazzo dall’aspetto accattivante che sostituirà la casa di cura dove lavorano i protagonisti e vivono i vecchietti, pensionati e veterani, ennesime vittime dell’avidità dei costruttori. I lavori si interrompono quando viene alla luce una catacomba medioevale il che, ovviamente, significa zombie e quindi una serie infinita di schizzi di ketchup, carni e budella di plastica.

Nel film, gli invasori dell’East End non sono altro che una metafora per rappresentare un altro tipo di irruzione, quella dello sviluppo dei centri commerciali, della finanza immobiliare, della ri-emarginazione degli emarginati. Quella che gli autoctoni chiamano scherzando la “middle class immigration”.

Londra è una città globale dove l’andamento del mercato immobiliare è totalmente indipendente dal resto del paese. Ci sono quartieri di Londra Ovest, dove il valore delle case nel 2011 è aumentato dell’8-9%, nonostante la crisi e probabilmente proprio a causa di essa. La domanda di immobili di lusso è costituita da miliardari di tutto il mondo che cercano di investire i loro soldi in qualcosa che mantenga o acquisti valore, in un periodo in cui la borsa presenta forti rischi e i titoli di stato sicuri offrono rendimenti negativi.

Basta però spostarsi a poche fermate di metropolitana per trovare quartieri dove il valore delle case è crollato del 5%. E’ la crisi, come in tutto il resto del mondo. Lo stesso fenomeno macroeconomico che ha due effetti completamente diversi nella stessa città. E la classe media scivola sempre più a est scalzando gli Eastenders che a loro volta abbandonano case e comunità.

In ogni caso è stata geniale la parodia horror. Fermare la speculazione edilizia sarà forse impossibile, ma vedere vecchietti dall’accento cockney respingere orde di zombie facendosi strada a mitragliate e colpi di katana, ha, se non altro, un forte valore catartico e riesce a trattare in modo ironico una situazione che rischia di essere l’ennesima emergenza dimenticata.